Il nuoto è uno dei pochi sport dove il nuotatore con una strato di grasso superficiale moderatamente sviluppato è avvantaggiato rispetto alla controparte più “asciutta”, cioè con uno strato di grasso superficiale più sottile. Ciò è possibile perché il movimento del nuotatore non avviene a terra ma in acqua, e la posizione dell’atleta durante l’esercizio non è in verticale ma in orizzontale.
E’ evidente che possedere del grasso in più significa possedere del peso in più. Negli sport dove il corpo dell’atleta si sposta grazie al movimento degli arti (corsa, ciclismo, etc) trascinarsi del peso in eccesso significa spendere più energia ed essere rallentati. Ciò non avviene però nel nuoto, proprio perché il movimento avviene in acqua. Poiché il grasso è un tessuto più leggero dell’acqua, esso tende a galleggiare. Ciò significa che un nuotatore con un tessuto adiposo più sviluppato tende a galleggiare meglio di un nuotatore più asciutto.
Se la soglia di galleggiamento è più alta, significa che il corpo del nuotatore “affonda” meno nell’acqua e ciò determina un grande vantaggio: il nuotatore più grasso va incontro ad una resistenza minore quando si sposta in acqua perché è meno immerso e quindi scivola sulla superficie dell’acqua più facilmente.
BMI e massa grassa dei nuotatori
I grandi campioni di nuoto hanno un BMI più alto dei campioni di altre discipline sportive. Per esempio M. Phelps con un’altezza di 193 cm ed un peso di 88 kg ha un BMI di 23,6 kg/m2. La sua massa grassa è intorno all’11%. La massa grassa delle donne è generalmente compresa fra il 15% ed il 18%. La nostra Federica Pellegrini con un’altezza di 179 cm ed un peso di 65 kg ha un BMI di 20,3 kg/m2. La sua massa grassa è intorno al 16%.
Per quanto riguarda i miei nuotatori cerco sempre di tenere i maschi con una massa grassa intorno al 12% e le femmine intorno al 17%.